Onorevoli Colleghi! - La moltiplicazione del ricorso al mutuo per l'acquisto soprattutto dell'abitazione principale registratasi in questi ultimi anni è la prova che l'abitazione, per sé o per i figli, è uno dei pilastri della tradizione delle famiglie e dello stesso modello sociale del nostro Paese.
Il diritto alla casa si iscrive tra le aspirazioni e le chance di vita degli italiani.
Peraltro la stessa Costituzione riconosce ampia legittimazione a questa aspettativa sociale: all'articolo 42, dove è sancito che «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge» e all'articolo 47, dove si legge che la Repubblica «Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione».
Manca, è vero, uno specifico divieto di gravare l'abitazione principale di un'imposta fiscale così onerosa e indiscriminata qual è l'imposta comunale sugli immobili (ICI). Ma ciò - a parere del proponente - soltanto perché il legislatore costituzionale non poteva immaginare l'istituzione di un'imposta tanto iniqua, indiscriminata e contraria allo spirito della Carta qual è obiettivamente l'ICI.
Peraltro si tratta di una forma di onere fiscale che colpisce il possesso degli immobili, prescindendo dal reddito dei destinatari e da qualunque altra valutazione di contesto territoriale.
E va anche detto che, mantenendo l'ICI, la legislazione statale cade in contraddizione sostanziale con tutte le misure normative che, a vario titolo, destinano incentivi all'accesso alla prima casa.
La verità è che l'ICI si è rivelata nell'esperienza di questi anni una forma di